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COVID-19

Lombardia, tra i sanitari no vax gli infermieri i più numerosi

di Redazione

Sono 2.525 gli atti di accertamento dell’inottemperanza dell’obbligo vaccinale che le Ats lombarde hanno inviato al personale sanitario e relativi Ordini e datori di lavoro nel mese di luglio. Segnalazioni partite dopo le istruttorie con cui le Agenzie di tutela della salute hanno verificato, caso per caso, che il personale sanitario non fosse vaccinato per validi motivi di salute. I numeri più alti di coloro che hanno rifiutato il vaccino, anche a costo dello stipendio, riguardano gli infermieri.

Esercito di sanitari no vax in Lombardia, fioccano le sospensioni

All’assessorato al Welfare di Regione Lombardia, al 30 luglio, risultano 2.525 notifiche di sospensione - come previsto dall’articolo 4 del decreto legge 44/2021 convertito nella legge 76/2021 - di sanitari che hanno rifiutato il vaccino anti Covid-19.

Numeri in costante aggiornamento, da un lato perché gli invii sono ancora in corso, dall'altro perché capita che, una volta preso atto della sospensione (dall’attività lavorativa se non è possibile il cambio mansione e dallo stipendio) i sanitari ci ripensino e decidano di vaccinarsi.

Tra le categorie professionali i più numerosi a mantenere la linea no vax in Lombardia sono gli infermieri (emblematico il caso di Brescia, dove sono arrivate oltre 100 sospensioni), mentre i medici rappresentano ad oggi la quota pi bassa (nel bresciano il tasso di vaccinazione è sopra il 95%). Quelli dei sanitari no vax, comunque, sono numeri elevati che vanno ad impattare significativamente sull’organizzazione degli ospedali, tanto più nel periodo estivo, con la carenza cronica di personale esacerbata dalla concomitanza con le ferie estive.

Sempre sul fronte dei contrari all'obbligo vaccinale, in 200 a Milano e 300 a Brescia hanno firmato un ricorso al Tar nei confronti delle Ats lombarde, perché, a loro dire, non esiste certezza in merito all’efficacia dei vaccini anti-Covid, né tantomeno sugli effetti che causano. Intanto il Tar di Brescia ha preso tempo, sollevando il dubbio circa l’ammissibilità del ricorso. Nel frattempo da Terni - dove è stato respinto il ricorso di una OSS no vax sospesa - è arrivato un pronunciamento che ribadisce come l’obbligo vaccinale per il personale sanitario sia una misura adeguata e proporzionata.

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