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Wound Care

Gestione domiciliare delle lesioni croniche e infette

di Sara Di Santo

Quello delle lesioni cutanee è un fenomeno decisamente complesso, per un grande insieme di più fattori. Le cose si complicano ulteriormente quando si tratta di assistenza domiciliare a portatori di lesioni croniche e infette. Primo problema? La diversità del trattamento in base ai diversi modelli organizzativi delle varie Regioni. A descrivere esigenze e problematiche peculiari del Wound Care in ambito domiciliare è Sara Sandroni, Responsabile Rete Assistenziale Lesioni Cutanee Ausl Toscana Sud Est.

Medicazioni per lesioni croniche e infette nell’assistenza domiciliare

Si sente sempre più spesso ribadire che l’assistenza deve “uscire” dall’ospedale e spostarsi capillarmente sul territorio. Questo vale anche per il fenomeno delle lesioni cutanee, complesso e poco stimato in termini di numeri. Sono ancora poche, infatti, le realtà di osservatori e di reti cliniche multiprofessionali per la presa in carico a 360° di persone con lesioni cutanee.

Un sommerso dichiarato già alcuni anni fa dall’EWMA (European Wound Management Association), che parlando di due milioni di cittadini portatori ammetteva una numerosità del fenomeno estremamente sottovalutata, sottolinea Sara Sandroni, infermiera esperta in Wound Care.

In tale contesto la prima grande sfida per il sistema sanitario nazionale è quello di avere un core di competenze cliniche a seguito dell’implementazione di un modello organizzativo a rete multiprofessionale e multidisciplinare con forte impatto sul territorio, continua Sandroni.

Solo una reale integrazione con la medicina generale può rendere possibile la presa in cura totale nel migliore ambiente di cura per la persona, ovvero il proprio domicilio

Assistere con qualità al domicilio è possibile, con le migliori competenze cliniche e materiali di medicazione di standard qualitativi superiori, non dimenticando che a guidare tutto deve esserci sempre la conoscenza. Conoscenza circa le tipologie di medicazioni avanzate disponibili, ad esempio, che oggi – grazie ai progressi tecnologici degli ultimi 10 anni – sono in grado di interagire con il fondo della lesione, stimolare le fasi della riparazione tissutale ed essere attrattive di tutti i ceppi batterici.

Va da sé che non esiste il dispositivo ideale in assoluto; se avessimo la medicazione ideale – scherza Sandroni – sarebbe tutto più semplice. Vero è però che nell’ottica di una migliore presa in carico a livello domiciliare ci sono alcune risposte che il professionista ha bisogno di riscontrare in una medicazione. Un’efficace gestione dell’essudato, della colonizzazione critica e delle prime problematiche di contaminazione della lesione, ad esempio. E ancora, continua la Responsabile Rete Assistenziale Lesioni Cutanee Ausl Toscana Sud Est:

La medicazione dovrebbe consentire tempi di cambio più dilatati nel tempo, garantire il controllo della carica batterica ed essere sicura per l'assistito oltre che essere easy to use per l'operatore

La qualità della cura e dell’assistenza fornite ai pazienti affetti da lesioni croniche e/o infette dipende in grande misura anche dalla capacità di valutazione del dolore da parte del professionista. Ecco quindi un altro punto fondamentale: la medicazione dovrebbe essere anche in grado di poter gestire il dolore dei nostri assistiti, ricordando che il “problema dolore” è sempre influenzato da componenti ambientali e personali, compreso il rapporto che si instaura con l’operatore che esegue la procedura.