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Attualità Infermieri

Violenze e abusi su pazienti psichiatrici, condanna degli Opi

di Redazione

Gli Ordini delle professioni infermieristiche di Foggia, Bari e Taranto prendono le distanze dopo il caso del “Don Uva” di Foggia, dove si sono consumati maltrattamenti a carico di soggetti affetti da fragilità. Siamo sgomenti, ha commentato Michele Del Gaudio, presidente Opi Foggia. Sconcertati da episodi che non appartengono alla nostra categoria e per i quali andrebbe approvata una legge ad hoc per i maltrattamenti in ambito sanitario, andando anche oltre il reato di tortura con pene severissime fanno eco Saverio Andreula e Pierpaolo Volpe, rispettivamente presidenti Opi Bari e Taranto. Intanto, dagli atti dell’inchiesta della Procura di Foggia emerge il ruolo da "leader" di un'infermiera quasi in preda ad un delirio di onnipotenza.

Infermiera guidava le vessazioni nella clinica lager a Foggia

Un frame del video diffuso dai Carabinieri di Foggia sui maltrattamenti ai danni dei pazienti del Don Uva di Foggia

Ci sarebbe un'infermiera 56enne nel ruolo di leader del gruppo di sanitari arrestati nel blitz al “Don Uva” di Foggia il 23 gennaio scorso.

Pazienti psichiatrici e con comorbilità umiliati, vessati e maltrattati, in un agghiacciante reiterarsi di abusi. Colpiti da misure cautelari infermieri, Oss, educatori professionali e ausiliari, sette dei quali finiti in carcere, otto ai domiciliari, 13 raggiunti da divieto di dimora e divieto di avvicinamento alle vittime e due da divieti di dimora.

Agli indagati sono contestati, a vario titolo, due episodi di violenza sessuale, 19 casi di maltrattamenti, 13 sequestri di persona e un episodio di favoreggiamento personale riferito al tentativo di alcuni di cercare microspie e telecamere installate nella clinica. Quasi tutti i reati sono aggravati anche dall'essere stati compiuti ai danni di persone (25 in tutto, di cui 6 uomini e 19 donne) gravemente disabili, dall'aver agito con crudeltà e approfittando dello stato di minorata difesa delle vittime.

Nella mattinata del 24 gennaio sono iniziati in carcere i primi interrogatori di garanzia. Tra gli arrestati, spicca quello che dagli atti della Procura sembra emergere come un ruolo apicale nelle decisioni punitive: secondo gli inquirenti, un'infermiera in particolare - riporta Il Corriere del Mezzogiorno - sarebbe autrice di episodi di feroce violenza fisica e di sequestro di persona su alcune degenti.

Lei, secondo gli investigatori, sarebbe indicata come la leader del gruppo. La stessa - scrive il gip - quasi in preda ad un delirio di onnipotenza, nel ribadire che la necessità di rinchiudere le pazienti a chiave privandole della libertà personale corrisponde ad una sua decisione mostra di considerare il reparto come una cosa propria. Al femminile decido io, avrebbe detto ad alcuni infermieri del reparto.

Nel ribadire la necessità per la 59enne infermiera iscritta all'Opi di Foggia della custodia cautelare in carcere il gip sottolinea che la violenza dalla stessa manifestata nei confronti delle anziane indifese ricoverate nel reparto al qualche era preposta, inducono a ritenere che l’indagata sia un pericolo non solo per i pazienti a lei affidati, ma, più in generale, per qualunque persona vulnerabile sulla quale lei stessa potrebbe decidere di sfogare la sua frustrazione.

Gli Ordini degli infermieri prendono le distanze dall'accaduto

Dalla vicenda hanno subito preso le distanze gli Ordini delle professioni infermieristiche: quanto emerge dall’operazione New Life è sconcertante - scrive in una nota Michele Del Gaudio, presidente Opi Foggia -. L’Opi di Foggia condanna queste brutali violenze e vergognosi episodi avvenuti a danno degli ospiti della struttura Don Uva - continua la nota - e prende le distanze dagli infermieri e da tutti gli operatori coinvolti che gettano ombra sul sistema salute di capitanata.

La magistratura farà il suo lavoro e la giustizia il suo corso, così come gli otto infermieri avranno il diritto di difendersi nelle sedi opportune, ma quegli episodi che emergerebbero dalle carte dall'inchiesta non appartengono alla nostra categoria professionale - sottolinea il presidente dell'Ordine delle Professioni infermieristiche di Bari, Saverio Andreula -. Prendiamo le distanze in maniera netta — conclude — ma al tempo stesso chiediamo che vengano avviate ispezioni su tutte le strutture pugliesi, per evitare che quanto accaduto a Foggia non sia solo la punta dell'icerberg.

Dura la reazione anche del presidente dell’Ordine delle Professioni infermieristiche di Taranto, Pierpaolo Volpe: Quello che è accaduto è sconcertante e necessita di essere punito con pene esemplari per i responsabili e se dovessero essere accertate responsabilità anche a carico della struttura, è inevitabile la revoca di tutti gli accreditamenti e la decadenza degli accordi contrattuali in essere. E ancora: Come Ordine professionale, in quanto Ente sussidiario dello Stato, chiedo alla Regione Puglia di avviare ispezioni a tappeto in tutte le strutture residenziali e semiresidenziali e di attivare un tavolo di monitoraggio permanente per la verifica degli standard di qualità e dei requisiti di accreditamento.

Questo, perché casi isolati non possono infangare il grande lavoro svolto in questi anni dai tanti infermieri e operatori sanitari che operano nelle strutture residenziali e semiresidenziali pugliesi, per questo accurante verifiche hanno l’obiettivo di individuare le strutture di eccellenza che erogano servizi di qualità. Dei risultati del monitoraggio è opportuno darne risalto anche alla popolazione, conclude Volpe.

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