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Editoriale

La brutta etica italiana

di Giordano Cotichelli

Le questioni aperte in tema di fine vita, maternità, salute, e molto altro ancora, sono strettamente legate a precise scelte ideologiche cui, volta per volta, vanno piegate ed assoggettate le conoscenze scientifiche possedute. Questioni di non facile sviluppo specie in un paese, l’Italia, in cui l’etica istituzionale troppo spesso ha disatteso di allinearsi al progresso dell’etica sociale.

Regione Marche: tra eutanasia e legge Basaglia, ritorno al passato

Il Comitato Etico Regionale delle Marche ha emesso un parere storico nel dare il via libera alla richiesta di Mario, paziente tetraplegico, di poter accedere al suicidio medicalmente assistito. Ciò nonostante si profila un allungamento dei tempi in quanto l’Asur delle Marche deve esprimersi in merito alle caratteristiche del farmaco, delle vie di somministrazione e delle modalità stesse, al fine di garantire un fine vita il più indolore, dignitoso e rapido possibile.

Pastoie burocratiche cui si somma, in negativo, l’azione dell’Assessore alla Sanità che ha detto di voler sentire il parere dell’Avvocatura Regionale. Questioni di non facile sviluppo specie in un paese in cui, l’etica istituzionale, troppo spesso ha disatteso di allinearsi al progresso dell’etica sociale, seguendo, nei fatti, scelte strumentali, ideologiche e di basso opportunismo elettorale. Non solo sul fine vita, ma in molte altre questioni come ad esempio l’assistenza alle donne in tema di diritto all’interruzione di gravidanza, o riguardo la cura delle persone più fragili. In questo caso, sempre la Regione Marche, sta valutando il caso di dare seguito alle scelte fatte dalla precedente giunta, di poter utilizzare le strutture residenziali non solo per i cronici e gli anziani, per i dementi ed i poveri, ma anche per i disabili ed i malati con disagio mentale. Nella sostanza si riattivano le vecchie dinamiche istituzionalizzanti dei manicomi del passato. Un bel salto indietro, ma molto più indietro dei tempi della legge Basaglia. Ben tornati nelle Marche (nell’Italia) di cento anni fa!

Nulla di strano in tutto questo. Etiche o morali che siano, le questioni aperte in tema di fine vita, maternità, salute, e molto altro ancora (es. il femminicidio), checché ne dica qualche politicante da salottino televisivo, sono strettamente legate a precise scelte ideologiche cui, volta per volta, vanno piegate ed assoggettate, le conoscenze scientifiche possedute. La questione è meno complessa di quanto non appaia. Nella presunta accezione liberale delle questioni di salute, mescolata maldestramente con dettami dogmatici religiosi, si afferma di voler sottolineare il primato della vita, che non può essere messo in discussione da supposte libertà di scelta, che però sono prontamente riconosciute in tema di scelta vaccinale. Si afferma ad ogni piè sospinto di non voler entrare nella vita delle persone, e che ognuno è libero, dentro le mura domestiche, e a letto di fare ciò che vuole, per poi assistere impotenti a violenze e femminicidi, episodi di bullismo e omofobia che si preferiscono rimuovere dalla memoria collettiva, magari con nelle orecchie il sottofondo delle urla da stadio che hanno seguito la cancellazione del disegno di legge Zan.

Valori ed etica: bizzarrie dei signori dei palazzi

Non passa giorno che non ci siano morti ed infortuni sul lavoro e liberalmente, o meglio liberisticamente, si affronta la questione con una maggiore – così dicono – educazione alla sicurezza, come se la salute sul lavoro, e nella società, fosse unicamente legata alle scelte personali, alle capacità, agli umori, ed al piccolo mondo di ognuno di noi. Niente di più falso per giustificare un uso classista della politica dove valori ed etica vengono continuamente modulati a seconda dell’interesse di segreteria. Chi ha tagliato i posti di terapia intensiva nel passato e non ha fatto nulla per aumentare l’impiego di personale nella gestione della pandemia, ancora una volta oggi ha le bon visage di farsi garante che tutto ciò che necessita per affrontare l’ondata pandemica, verrà presto attuato. Bizzarria della comunicazione dei signori dei palazzi. In un tempo in cui si è sotto emergenza continua da almeno due anni, ci si accorge al momento in cui il problema, il salire della quarta ondata, diventa importante, senza minimamente mostrare l’inadeguatezza, l’incapacità e la criminale ottusità di chi, pur sapendo che il mese di novembre arriva tutti gli anni – e con esso l’aumento delle condizioni favorenti i contagi – si ritrova all’ultimo minuto a dover organizzare la somministrazione della terza dose, a verificare se riaprire reparti Covid, ad invocare personale infermieristico che, è noto a tutti, non c’è e non ci sarà nemmeno fra tre anni: le nuove leve sono poche per poter sostituire i numeri dei pensionamenti, dei tagli e dell’emergenza.

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