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editoriale

L'obbligo vaccinale sì, ma da cosa e da chi?

di Giordano Cotichelli

L’OMS è stata chiara: le vaccinazioni in Europa stanno andando male. La copertura delle fasce a rischio e di quelle più deboli è molto indietro nei tempi. Se i media festeggiano l’assenza di morti a Londra, in molti paesi sarà una dura Pasqua. La Francia va in lockdown per un mese e in Italia le terapie intensive tornano ad essere l’indicatore del fallimento di una classe dirigente che in un anno non è riuscita ad apprendere nulla, se non di salvaguardare sé stessa e i propri profitti. Oramai i bollettini quotidiani sull’andamento della pandemia riescono unicamente a confondere le idee. La diversificazione dei colori per regioni è diventato l’alibi dei satrapi locali per scaricare sul governo responsabilità varie. E da Roma rispondono al gioco alzando la voce e, scaricando responsabilità… sulle regioni. Intanto nelle terapie intensive le cose vanno male.

La vaccinazione è un atto di prevenzione sanitaria e di solidarietà umana

I chiacchieroni e le chiacchierone del mestiere della poltrona alzano la voce su tutto, ma ce ne fosse uno che ponga obiettivi concreti per diminuire le centinaia di morti giornalieri. I tecnici delle pandemie da più di un anno sono chiari in questo: mascherina, lavaggio mani e confinamento. E vaccinazione di massa. Eppure, molti sembrano non capirlo ancora. E tanti, troppi, si sentono sicuri, di cosa poi non è dato sapere.

Si continua a soffrire nelle terapie intensive, ma non solo; anche nelle RSA, nei reparti, negli ambulatori. E nelle fabbriche che chiudono e dislocano, complice la pandemia (es. l’Elica di Fabriano con più di 400 esuberi). E nel mentre arriva il solito DPCM con l’obbligo vaccinale per i sanitari che non hanno provveduto. In merito si potrebbe dire molto, specie se si va lungo il crinale delle teorie complottiste e della dittatura sanitaria. Ma in un tempo in cui la confusione è paradigma di governo (come sempre), bisogna cercare di essere chiari.

La validità delle vaccinazioni come strumento contro la pandemia è fuori discussione e quindi non v’è ragione per non vaccinarsi. Specie da parte di chi, come operatore, prende qualche soldo in più per vaccinare gli altri – meritorio vista la carenza drammatica di personale – però poi, non si vaccina lui stesso.

La questione è ancora più complessa. Gli eroi di ieri rischiano di diventare il capro espiatorio di oggi e i reduci sconfitti di una guerra – domani – che non vedrà ad ogni modo aumenti né di posti letto né di personale. Se stretta ci deve essere, allora come giustificare l’impunità di chi ha dato il cattivo esempio per mesi assembrandosi in comizi, urlando alla riapertura e non indossando mai la mascherina? Voglio essere chiaro. Non si possono pretendere comportamenti virtuosi dalla gente se chi dovrebbe dare il buon esempio ad ogni occasione possibile ricorda che: Io so’ Io, e voi non siete un ….

Qualcuno ha detto che nella sostanza siamo di fronte ad una campagna di distrazione di massa. Non c’erano dubbi in merito. Ma la pandemia di questo se ne infischia. E mentre qualche sciocco guarda il dito che indica la luna, le campagne vaccinali di certe categorie a rischio (commesse, autisti, operai in filiera, etc.) non sembrano ancora essere partite. Qualche furbacchione prova a delegare agli ordini professionali la copertura delle somministrazioni, dimenticando che il personale competente è sempre lo stesso ed i vaccini sempre di meno. Almeno finché non se ne liberalizzerà la produzione, togliendo qualsiasi vergognoso diritto commerciale sui brevetti.

Qualche altro continua a sbandierare, per il suo elettorato, improvvisate, quanto inefficaci – e in qualche caso pericolose – rinnovate campagne di tamponi di massa. E i numeri non diminuiscono e le notizie farlocche, che presto tutto andrà bene, vanno di pari passo con i drammi individuali e famigliari prodotti dal Covid-19. Drammi che non hanno mai cessato di essere.

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