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Infermieri

Un Day Hospital di oncologia può insegnare tanto sulla vita

di Redazione

La situazione emergenziale nella quale viviamo non ha sicuramente cambiato l’assistenza ai pazienti cronici, in particolare ad una particolare categoria di assistiti, ovvero quelli oncologici. Sono un’infermiera e lavoro all’interno di una struttura ospedaliera pubblica; ho avuto la possibilità di poter effettuare un percorso formativo all’interno del day Hospital Oncologico della mia azienda e sarò sempre riconoscente per questa esperienza che mi ha permesso di crescere dal punto di vista professionale, ma anche da un punto di vista umano.

Come funziona un Day Hospital oncologico

Infermiera in Day Hospital Oncologico

Il Day Hospital rappresenta una modalità organizzativa di erogazione di prestazioni sanitarie verso pazienti che presentano dei bisogni per i quali non è necessario il ricovero ospedaliero, ma per i quali sono necessarie terapie che devono essere somministrate in ambienti protetti, quali appunto quelli ospedalieri.

Presso il Day Hospital della mia azienda coesiste un elevato livello di professionalità misto ad un clima familiare che è di grande supporto per i pazienti stessi. I professionisti infermieri che lavorano all’interno di questa unità operativa svolgono una presa in carico del paziente che si articola in questi momenti: accoglienza, presa in carico da parte sia del medico che dell’infermiere, erogazione delle prestazioni sanitarie necessarie.

L’attività assistenziale è altamente standardizzata con il rispetto di procedure e protocolli specifici per ciascuna terapia che viene erogata; nonostante questo alto processo di standardizzazione, fondamentale per poter garantire elevati livelli di assistenza, si affianca un sistema di umanizzazione del processo assistenziale che garantisce la creazione di un rapporto infermiere-paziente davvero speciale.

Durante i quattro giorni trascorsi all’interno di questa realtà, per me nuova, ho capito quanto sia davvero importante il ruolo di noi infermieri; la conoscenza delle terapie da somministrare e i suoi effetti collaterali, la gestione delle complicanze ad esse correlate, la valutazione del patrimonio venoso del paziente e la definizione del percorso che il paziente dovrà effettuare rappresentano attività tanto importanti e professionalizzanti.

Bisogna tenere anche in considerazione che i pazienti oncologici sono pazienti altamente complessi che vivono un momento molto difficile della propria vita; si tratta di un paziente all’apparenza molto fragile e difatti lo è per diverse motivazioni; ma durante questi giorni di apprendimento ho imparato che dietro la fragilità di ogni essere umano si nasconde in realtà una forza fotonica, un attaccamento alla vita che non può essere spiegato a parole, una voglia di vivere contagiosa e una voglia di non arrendersi mai e di vincere il male.

Non dimenticherò il viso di Manuela (nome di fantasia) paziente affetta da tumore al seno; era il suo terzo ciclo di chemioterapia ed è proprio in quella occasione che mi ha raccontato il suo percorso, dalla diagnosi all’inizio della terapia.

Il suo è stato un racconto di forza, di coraggio; due caratteristiche molte importanti che tutte le donne hanno. Alla mia domanda Qual è stata la prima cosa che hai pensato dopo la diagnosi?, la sua risposta è stata: in prima istanza ho pensato perché ciò non è accaduto ad altre persone, perché proprio io, ma in realtà dopo pochi giorni ho pensato perché non a me.

Con questa frase ho capito quanta voglia di vita c’è in lei, quanta voglia di lottare a muso duro e di vincere contro questa malattia che trasforma non solo il proprio corpo, ma che cambia in maniera radicale il modo di vivere delle persone.

Credo che in questo periodo così difficile, tutti noi come professionisti e come cittadini di questa società abbiamo un’importante compito da affrontare, ovvero quello di avere forza, coraggio, determinazione e voglia di vivere affinché tutto questo sia presto solo un lontano ricordo.

Ringrazio tutti i professionisti del DH oncologico, in particolare Nicola, Rita, Carmela e Marcella che sono stati di grande aiuto per il mio percorso formativo.

  • Articolo a cura di Monica Petralito, Infermiera
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