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ENPAPI

Baldini: anche chi controlla deve rispettare le regole

di Redazione

Luigi Baldini, neo-presidente ENPAPI, glissa l’intervista video sulle presunte anomalie alle ultime elezioni dell'ente, ma risponde a tutte le domande inviate dalla nostra redazione. Non si sbottona troppo, ma in sintesi rispedisce al mittente le accuse: La valutazione sulla carenza dei requisiti di professionalità si è basata sull’erronea lettura di un parere legale utilizzato dalla Commissione elettorale e sposato dal Collegio dei Sindaci. La fretta è stata cattiva consigliera, scrive Baldini. L’impegno, spiega ancora, è questo: risollevare l’ente da una gestione disastrosa degli scorsi anni". Come? Facendo in modo che a riscrivere le “regole del gioco” sia "la categoria e non un Commissario. Per questa ragione - ipotizza Baldini - sarebbe utile lanciare una Costituente infermieristica che sappia dare risposte adeguate dopo lo scandalo Schiavon.

Intervista al Presidente ENPAPI Luigi Baldini

Un’avventura iniziata in salita quella del Suo mandato come Presidente Enpapi, sia per il passato burrascoso che l’Ente si lascia alle spalle, sia per le numerose contestazioni al vaglio del Tribunale di Roma. Cosa può raccontarci di questi primi due mesi di lavoro?

Luigi Baldini – Presidente ENPAPI

Al di là delle verità ufficiali la gestione Schiavon è risultata disastrosa. La corruzione d’altronde ha come naturale conseguenza anche l’inefficienza. Questo è ciò che abbiamo trovato in Enpapi. L’impressione è di camminare sulle macerie. Tanti dossier aperti che meritano un lavoro di ricostruzione, per certi aspetti di ripensamento profondo.

Eravamo consapevoli di dover affrontare una sfida importante e ricca di complessità. Dall’interno abbiamo iniziato a capire il motivo delle molteplici inefficienze che, da semplici iscritti, constatavamo e di cui ci lamentavamo. Siamo chiamati a realizzare una profonda rivoluzione con la preziosa collaborazione del corpo dipendente di ENPAPI.

Siamo stati ben felici di aver trovato un personale qualificato e professionale, anche se provato da una gestione che non ha brillato in tema di meritocrazia. Anche a loro dobbiamo ridare la speranza di un futuro migliore dopo anni di umiliazioni.

In merito alle contestazioni, le critiche sono rivolte alla gestione commissariale. Siamo in un Paese dove vige lo stato di diritto. Spetta alla magistratura valutare l’operato di un Commissario, uomo dello Stato, incaricato di mettere ordine alle cose dopo il malgoverno del Presidente Schiavon.

Quali sono state le criticità che, come lista, avete incontrato durante l’iter elettorale?

È stata una campagna elettorale impegnativa. Abbiamo creato quasi dal nulla un gruppo che, da nord a sud, si è impegnato a ridare speranza ad una categoria professionale. Il lavoro più importante è stato quello della comunicazione politica necessario per farci conoscere dai colleghi. È stata un’avventura avvincente.

Sicuramente quello che è dispiaciuto è stato il clima di veleni che si è respirato. Colpi bassi e querele hanno avvelenato inutilmente la campagna elettorale. Avrei auspicato un clima di sana competizione che avrebbe fatto bene a tutti. L’Ente è di tutti e la stagione dell’uomo solo al comando è miseramente finita.

Cosa ne pensa dell’interpretazione del regolamento elettorale che ha portato all’esclusione fin dalle primarie della lista “Valori al lavoro”?

È difficile, ed inopportuno, parlare di temi al vaglio della magistratura. Più che di interpretazione parlerei, più correttamente, di applicazione normativa. La Commissione ha fatto una scelta coraggiosa. Credo che un Iscritto ENPAPI si sia sentito più tutelato dal vedere esclusi dalla competizione i tanti uomini che hanno avuto ruoli politici di rilievo negli Organi di Enpapi a guida Schiavon. Sto parlando di quegli stessi uomini che hanno collaborato fino all’ultimo giorno con lui e che oggi ci hanno lasciato in eredità dei conti disastrosi.

D’altronde chi vi parla ha avuto ruoli similari più di cinque anni fa e non esprime opinioni per “sentito dire”. Se Schiavon mi silurò nel 2015 è perché mi opposi alla sua politica e al suo modo di fare. Il tempo è galantuomo: avvisi di garanzia, arresti e condanne mi hanno dato ragione.

Un’altra interpretazione “dubbia” riguarda le tempistiche di consegna delle liste. Dalle istanze dei ricorsisti si evince che la Sua lista avrebbe consegnato in ritardo e in due tempi la documentazione, tra l’altro priva di "sottoscrizione di almeno 50 soggetti iscritti all’Ente". Che cosa può dirci su questo?

Vale la cautela già espressa. In ogni caso, la nostra lista è stata ammessa alla competizione su valutazione della Commissione elettorale. La Commissione elettorale ha svolto la funzione di arbitro. L’arbitro ha fatto la propria scelta.

Nel merito, comunque, ritengo di poter affermare che l’ammissione della nostra lista sia conforme alle norme regolamentari e statutarie ed ha rispettato quanto stabilito nelle istruzioni e nei provvedimenti di ammissione alla sessione secondaria. Peraltro sul tema specifico la Commissione, vista l’importanza, si è fatta anche supportare da un autorevole parere del Prof. Vietti.

...contestazioni generiche quelle sui requisiti dei candidati

Il Collegio dei Sindaci, con verbale N. 08/2020 (26 giugno), ha individuato un campione di 5 soggetti carenti dal punto di vista dei requisiti. In virtù di questo ha espresso l’opinione secondo la quale “la comprova dei requisiti autocertificati vada estesa a tutti i soggetti candidati alla competizione elettorale appartenenti ad entrambe le liste”, riferendosi non solo ai requisiti di professionalità, ma anche di “residenza e il luogo di svolgimento dell’attività rispetto all’Ordine provinciale di appartenenza”. L’Ente ha effettuato queste verifiche? Se sì, quale ne è l’esito? Se no, come mai?

Ogni Organo dell’Ente ha il diritto di esercitare le proprie prerogative. Quando lo fa lo deve fare con lucidità. Ho avuto la percezione come se una certa smania di agire abbia fatto perdere quel rigore istituzionale che, invece, deve contraddistinguere chi opera per far prevalere la legittimità.

Non voglio rimanere sul generico con affermazioni di principio. Mi voglia concedere qualche attimo per circostanziare il mio pensiero e rappresentare i fatti.

Innanzitutto la carenza dei requisiti dei cinque soggetti analizzati si è basata su un’analisi molto generica, fondata sulla mera lettura di semplici comunicazioni o curriculum e non sull’approfondimento sulle attività svolte dagli interessati. Il tutto senza un confronto e senza la possibilità, per gli interessati, di controdedurre o integrare documentazione. Pertanto, il cammino è ancora all’inizio e agli interessati deve essere data la possibilità di rappresentare la propria posizione.

La scelta di estendere questo controllo a tutti è comprensibile e non sarei affatto contrario. Sono per la trasparenza, non potrei dire diversamente. Ma trattandosi di regole, anche chi controlla deve rispettarle, altrimenti si passa dal diritto alla barbarie. Alla gogna pubblica. Alla discrezionalità che può sfociare nell’arbitrio.

Non nascondo alcune perplessità sotto il profilo tecnico in relazione a come si sia mosso il Collegio dei Sindaci. Nello stesso verbale da lei citato ci sono degli errori e delle incongruenze che ho avuto modo di segnalare anche ai Ministeri vigilanti in una nota formale. La valutazione sulla carenza dei requisiti di professionalità si è basata sull’erronea lettura di un parere legale utilizzato dalla Commissione elettorale e sposato dal Collegio dei Sindaci. La fretta è stata cattiva consigliera.

Un clima più sereno avrebbe evitato questi banali scivoloni che fanno molto male alla credibilità delle istituzioni.

Posso assicurare che l’Ente farà tutto quello che le norme interne consentono. Oltre ciò, la parola finale la metterà la magistratura che è stata chiamata ad esprimersi. In questo momento, ogni altra verifica è puramente di contorno, a tratti superflua.

Essendo stato un leader della Sua lista fin dalla campagna elettorale, era a conoscenza di eventuali mancanze nei requisiti di candidabilità dei membri della sua compagine?

Il lavoro di selezione dei candidati è stato lungo e complesso. I casi di colleghi desiderosi di candidarsi, ma privi di requisiti, non sono mancati. A loro abbiamo detto “no grazie”. Altri li abbiamo supportati nel regolarizzare la loro posizione. Conoscevamo le norme, abbiamo operato per il meglio. Credo sia stato doveroso operare in questo modo. Far candidare una persona senza requisiti è un autogol per se stessi e per la lista.

Il regolamento elettorale dell’Ente individua come propedeutica l’iscrizione alla Gestione Principale per i componenti del CdA; l’attuale CdA in carica risponde a questo requisito nella totalità dei suoi elementi?

Tutti i membri del Consiglio d’Amministrazione esercitano “in via esclusiva” l’attività libero professionale. Questo è richiesto dalle norme elettorali. Pertanto posso rispondere affermativamente alla sua domanda.

Dalle nostre verifiche è emerso che M.A. e T.F. sarebbero iscritti alla Gestione Separata. All’Ente cosa risulta?

Ribadisco: l’essere iscritti alla Gestione Separata non è un elemento ostativo.

A prescindere da quale sarà l’esito del procedimento in corso, nell’attuale regolamento elettorale Lei individua delle criticità che andrebbero risolte? Secondo Lei quella di una riforma del regolamento elettorale potrebbe essere la mission di un eventuale futuro commissario o la Sua, in qualità di presidente confermato, per assicurare in futuro maggior partecipazione e trasparenza nelle procedure elettorali?

Mi viene da pensare che non sia stato un caso mantenere in vigore un Regolamento elettorale così ricco di incongruenze. Stupisce che il Ministero, che pur lo ha approvato, non abbia segnalato già in passato le molteplici criticità. Nel nostro programma elettorale lo abbiamo detto a chiare lettere: la riforma è indispensabile e non solo quella elettorale.

Il Prof. D’Amico non l’ha potuta fare per varie ragioni, in primis perché non gli erano stati conferiti i poteri del CIG (Consiglio d’Indirizzo Generale), organo essenziale per le riforme regolamentari. È anche vero che le “regole del gioco” le dovrebbe scrivere la categoria e non un Commissario. Per questa ragione sarebbe utile lanciare una “Costituente infermieristica” che sappia dare risposte adeguate dopo lo scandalo Schiavon. Vedremo!

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