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Riviste predatorie, una minaccia per la conoscenza scientifica

di Giacomo Sebastiano Canova

L’editoria open access possiede un lato oscuro composto da editori predatori e da riviste che esistono esclusivamente per garantirsi entrate economiche piuttosto che prediligere l’attività accademica e di ricerca. Di conseguenza, ai ricercatori viene sempre più richiesto di identificare le loro tattiche e le caratteristiche comunemente utilizzate, evitando in questo modo di cadere nel loro tranello. Le riviste predatorie rappresentano una minaccia per la reputazione dei ricercatori e delle loro istituzioni, nonché per la conoscenza scientifica e l’erogazione di assistenza sanitaria basata sulle evidenze.

Cosa sono le riviste predatorie

On line esistono alcune black list di riviste predatorie autonome

Il termine “predatory journal” (rivista predatoria) è stato coniato da Jeffrey Beall, ricercatore dell’Università del Colorado, per descrivere quelle riviste che esistono esclusivamente al fine di generare entrate economiche dagli autori senza riguardo per la peer-review o per la qualità degli studi pubblicati.

Queste pubblicazioni condividono tra loro alcune caratteristiche in termini di comitati editoriali, modello di gestione e integrità della rivista stessa. Ad esempio, spesso non è presente l’editore o il comitato editoriale, oppure gli stessi possedevano qualifiche insufficienti.

Oltre a ciò, spesso non c’è la sufficiente trasparenza negli onorari degli autori oppure nomi e indirizzi non coincidono con quelli originali della rivista. Infine, un meccanismo operativo di queste riviste è l’utilizzo ricorrente di e-mail di spam per sollecitare l’invio di contributi.

Elenco online delle riviste predatorie

Online esistono alcune black list contenenti l’elenco delle riviste predatorie autonome e anche di quelle di editori di più titoli. I criteri utilizzati per compilare questo elenco si basano sul rispetto del codice di condotta per gli editori di riviste e sui principi di trasparenza e buone pratiche nell’editoria accademica.

In seguito, sono state aggiunte informazioni sui fattori di impatto contraffatti e sui cosiddetti “giornali dirottati”, nei quali gli editori predatori creano un sito web contraffatto di una rivista legittima al fine di indurre gli autori a inviare manoscritti.

Criteri per l’approvazione delle riviste open access

Ovviamente, non tutte le riviste open access sono riviste predatorie, in quanto la maggior parte di esse rispetta i requisiti standard per la sicurezza e trasparenza delle pubblicazioni.

Per divenire open access una rivista deve rispondere a determinati requisiti, denominati “Sigilli di DOAJ”:

  • Fornire identificatori permanenti (ad esempio DOI) nei documenti pubblicati
  • Fornire al DOAJ i metadati degli articoli
  • Depositare i contenuti con un programma di conservazione o archiviazione digitale a lungo termine
  • Incorporare informazioni sulle licenze CC negli articoli
  • Consentire un generoso riutilizzo e miscelazione dei contenuti
  • Avere una politica di deposito registrata presso un registro specifico
  • Consentire all’autore di detenere il copyright senza limitazioni

DOAJ ad oggi contiene oltre 10.500 riviste pubblicate in 135 diversi paesi, e oltre 300 di queste sono italiane. Questo sistema indicizza inoltre più di due milioni di articoli open access tratti da questi journal.

Red flegs che suggeriscono una rivista predatoria

Al fine di proteggersi dalle riviste predatorie, esistono alcuni fattori che possono far aumentare il sospetto dei ricercatori di essere di fronte ad una di queste:

  • L’ambito della rivista è molto ampio
  • Il sito web contiene errori di ortografia e grammaticali, insieme a immagini di scarsa qualità
  • L’utilizzo di fattori di impatto non riconosciuti o travisati, inclusa la promozione di Index Copernicus, CiteFactor, Journal Impact Factor (JIF), Universal Impact Factor (UIF) o Global Impact Factor (GIF)
  • Invio di e-mail di spam che invitano alla presentazione di documenti o all’appuntamento con la redazione, che sono spesso stereotipate, sgrammaticate e mal scritte. Gli argomenti suggeriti hanno poca rilevanza per i lavori pubblicati precedentemente dal destinatario. Il contenuto include inoltre saluti lusinghieri, affermazioni di open access, nessuna menzione di una revisione tra pari o la possibilità di una revisione accelerata. Potrebbe non esserci alcun link per annullare l’iscrizione
  • Le istruzioni per gli autori sconsigliano l’uso di linee guida per la segnalazione, ad esempio CONSORT
  • Le proposte vengono inviate tramite e-mail anziché tramite un sistema di gestione dei manoscritti
  • La promessa di una pubblicazione rapida
  • Non ci sono informazioni sul se e come il contenuto verrà conservato digitalmente
  • Le informazioni sugli addebiti per l’elaborazione degli articoli mancano o sono fuorvianti oppure gli addebiti sono molto bassi (es. meno di 150$)
  • Conservazione del copyright da parte dell’editore/rivista anche se la rivista è presumibilmente ad accesso aperto

Dove pubblicare il proprio articolo

Come fare dunque per difendersi da queste riviste? La risposta sta nel rispondere a una serie di domande che permettono di selezionare al meglio la rivista di destinazione, evitando quelle predatorie.

Esempi di pubblicazioni assurde

In ambito di pubblicazioni su riviste predatorie sono facilmente individuabili alcuni peculiari esempi di articolo pubblicati in esse da parte di ricercatori che hanno dimostrato come fosse semplice vedere pubblicato un elaborato nonostante le assurdità in esso contenute.

Il primo esempio è quello di un articolo che tratta le qualità tecnologiche e gestionali di una super razza preistorica che vive su Marte, pubblicato sull'American Journal of Industrial and Business Management

La mancanza di qualsivoglia processo di revisione ha permesso inoltre la pubblicazione di un articolo basato su un episodio di Star Trek presentato dalla fantomatica Accademia della Flotta Stellare, il quale è stato pubblicato in forma identica su ben due riviste.

Il terzo esempio di pubblicazione improbabile consiste in un articolo composto interamente di una frase ripetuta in tutto l'abstract, testo e grafici. Tale testo è stato accettato e pubblicato dall'International Journal of Advanced Computer Technology.

Come difendersi dalle riviste predatorie

L’esistenza di numerose riviste predatorie pone importanti questioni per la ricerca e sarebbe meritevole di un’azione globale urgente per ridurre al minimo i danni derivanti da queste pubblicazioni.

Innanzitutto è di rilevante importanza la formazione dei ricercatori inesperti, i quali trarrebbero vantaggio sia da un tutoraggio da parte di un supervisore esperto che da programmi didattici che trattino l’argomento in tutti i corsi di formazione avanzata (Laurea Magistrale), Master, PhD.

Il primo meccanismo di difesa da mettere in atto è innanzitutto quello di ignorare le email di spam, in quanto i tentativi di annullamento di eventuali iscrizioni potrebbero essere inutili. Inoltre, i ricercatori e le riviste non predatorie dovrebbero evitare di citare articoli pubblicati su riviste predatorie.

Gli editori di riviste legittime potrebbero poi contribuire a ridurre lo spam predatorio limitando i dettagli di contatto negli articoli pubblicati al dipartimento degli autori e alle affiliazioni universitarie, omettendo gli indirizzi email, in quanto gli indirizzi di posta elettronica sono generalmente disponibili sui siti web delle istituzioni ospitanti degli autori, ma trovarli richiede più tempo. Ciò eliminerebbe un modo semplice per ottenere indirizzi e-mail per lo spam predatorio. In assenza di una modifica uniforme della politica di pubblicazione, gli autori possono richiedere che gli indirizzi di posta elettronica vengano nascosti.

Per quanto riguarda le banche dati online, database come PubMed e PubMed Central dovrebbero applicare e rafforzare i criteri di inclusione per le riviste, nonché monitorare i titoli già inclusi. Questo in quanto Scopus, MEDLINE e DOAJ applicano già standard più elevati, con il risultato che nessuna delle riviste predatorie vi è apparsa.

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