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Patologia

Febbre di lassa

di Monica Vaccaretti

È un virus, l'arenavirus del genere Mammarenavirus, a causare la febbre di Lassa o Lassa hemorrhagic fever (LHF). Si tratta di un'infezione potenzialmente fatale che fa parte delle Fev, le febbri emorragiche virali. Ha carattere sistemico con esordio improvviso ed acuto. Descritta per la prima volta negli anni Cinquanta, prende il nome dalla città nigeriana in cui si registrarono i primi casi nel 1969. Le prime vittime furono due infermiere missionarie. Da allora si sono verificate diverse epidemie locali nelle zone più umide dell'Africa con casi notificati in ogni momento dell'anno ma con picchi stagionali tra dicembre e marzo.

Cos’è la febbre di Lassa

La febbre di Lassa è una zoonosi che appartiene alle febbri emorragiche virali

Il virus a Rna responsabile appartiene alla famiglia degli Arenaviridae è diffuso prevalentemente in Africa e il suo serbatoio naturale principale sono i roditori Mastomys, un topo pigmeo della foresta e della savana che vive comunemente dentro le case.

È un virus confinato geograficamente nelle aree dove vivono le specie ospiti.

La febbre di Lassa è una zoonosi. Si trasmette accidentalmente per contatto diretto con escreti di roditori o tramite aerosol di escreti e saliva dei roditori, i quali non sviluppano la malattia.

La trasmissione da uomo a uomo avviene per contatto diretto con sangue, tessuti, secrezioni o escreti di persone infette, soprattutto in ambito familiare. La trasmissione nosocomiale è comune quando il dispositivo di protezione individuale non è disponibile tra gli operatori sanitari o non è utilizzato. Le infezioni contratte in ospedale sono purtroppo frequenti.

Secondo i dati epidemiologici del Centers for Disease Control and Prevention, la febbre di Lassa è una patologia lieve nell'80% dei casi, generalmente asintomatica o con sintomi autolimitanti, come è dimostrato dai dati sierologici eseguiti nella popolazione indigena nelle aeree endemiche.

Secondo studi osservazionali si manifesta nella sua forma più grave, come malattia multisistemica severa, nel 20% dei soggetti infettati colpendo diversi organi quali il fegato, la milza e i reni.

Si muore per ipovolemia e insufficienza epatica acuta. È una malattia grave se contratta in gravidanza, se colpisce entro il terzo trimestre il feto viene abortito. La mortalità si aggira tra il 50-92% nelle donne infettate in gravidanza o entro un mese dal parto.

Sintomi di febbre di Lassa

Il decorso della malattia è variabile. L'esordio è graduale con un periodo di incubazione più lungo, circa 3 settimane, rispetto a quello delle altre febbri emorragiche virali, che mediamente è di 1-9 giorni.

I sintomi iniziali sono generici e aspecifici. Si manifesta con febbre progressiva, debolezza, cefalea, mialgie, faringodinia con essudato tonsillare, disfagia, tosse secca, dolore toracico che a volte è retrosternale.

Sono frequenti i sintomi gastrointestinali con crampi addominali, nausea con vomito e diarrea, epigastralgia. Possono comparire sintomi suggestivi di epatite. La guarigione o il decesso avvengono solitamente in 7-31 giorni dalla comparsa dei sintomi.

Le condizioni cliniche peggiorano con tumefazione del volto e del collo ed edema congiuntivale. Insorge insufficienza respiratoria, versamento pleurico e pericardico.

Compare proteinuria massiva ed encefalopatia. Le mucose sanguinano. Si instaura un quadro di ipotensione, con pressione sistolica inferiore a 90 mmHg, bradicardia e shock ipovolemico, indipendentemente dalla gravità del sanguinamento.

Possono comparire convulsioni generalizzate, delirium, rantoli, versamento pleurico, pericardite. Febbre elevata e alti livelli di transaminasi sono indicatori della gravità dell'infezione. Il tasso di letalità è inferiore all'1% nei soggetti trattati ed aumenta sino al 15-20% se le cure non sono adeguate o tempestive.

Nei soggetti che sopravvivono la convalescenza è lunga e può essere accompagnata da ipoacusia di tipo neurosensoriale, spesso permanente. Esiti tardivi sono alopecia, iridociclite (infiammazione dell'iride e del corpo ciliare) ed amaurosi transitoria (cecità o grave deficit visivo).

Diagnosi di febbre di Lassa

Se compaiono febbre, esantema maculopapulare, emorragie, interessamento epatico e/o renale, deve essere sempre sospettata una febbre emorragica virale, facendo una diagnosi differenziale tra i vari tipi di Fev.

Si deve pensare alla febbre di Lassa in caso di prodromi da infezione virale seguiti da disturbi a carico di qualsiasi organo o apparato. Sono indicativi i risultati di test epatici, analisi delle urine e dell'emocromo. In caso di febbre di Lassa AST, ALT e LDH sono dieci volte maggiori della norma. L'Rx torace può evidenziare una polmonite basilare e versamenti pleurici.

Diagnosticare la febbre di Lassa non è facile né immediato, perché i sintomi sono aspecifici sino alla comparsa delle manifestazioni cliniche più evidenti. La diagnosi, che diventa più certa quando i casi registrati aumentano, si basa sull'identificazione del virus nella fase acuta tramite coltura virale, ricerca degli antigeni, rilevazione degli acidi nucleici e visualizzazione diretta del patogeno al microscopio elettronico. La diagnosi può essere più tardiva con la rilevazione della risposta immunitaria.

Il più diffuso test diagnostico di biologia molecolare è quello RT-PCR (Polymerase Chain Reaction), che consente di amplificare l'acido nucleico estratto dai materiali biologici e di procedere al sequenziamento del prodotto di amplificazione. Il virus può essere isolato su colture di tessuto.

Il test Elisa o immunofluorescenza consente di fare diagnosi sierologica ricercando gli anticorpi specifici IgM e IgG anche successivamente alla fase acuta permettendo di rilevare, nel corso di indagini epidemiologiche, le eventuali infezioni asintomatiche nella popolazione suscettibile. Tali test vengono eseguiti in laboratori specialistici, idonei alla manipolazione degli agenti di classe elevata di biosicurezza (livello di contenimento 4). Non esistono pertanto test commerciali di autodiagnosi.

Trattamento

Mantenere la volemia e l'equilibrio idroelettrolitico è la terapia di supporto necessaria e rappresenta l'obiettivo terapeutico principale. Il sanguinamento può essere controllato somministrando plasma, sangue, piastrine. Per prevenire le infezioni secondarie viene instaurata una copertura antibiotica e per controllare lo shock è consigliata la somministrazione di dopamina.

Attualmente alcune evidenze scientifiche indicano come efficace nel ridurre la letalità da febbre di Lassa - se iniziato precocemente entro i primi 6 giorni - il trattamento endovenoso con un antivirale specifico a base di ribavirina. Non ci sono evidenze di efficacia sulla somministrazione di plasma di febbre anti-Lassa, testato in soggetti molto gravi e non è nemmeno raccomandato. Per le donne incinte infette, l'aborto riduce il rischio di morte materna. Non è disponibile un vaccino.

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