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Effetti dell'interruzione dei test Covid-19 in ospedale

di Monica Vaccaretti

L'interruzione dei test di ammissione universali (tamponi molecolari, test della reazione a catena della polimerasi o PCR) nei sistemi sanitari nazionali è stata associata ad un aumento significativo delle infezioni da Sars-CoV2 ad insorgenza ospedaliera rispetto alle infezioni a insorgenza in comunità. I potenziali meccanismi includono più infezioni non riconosciute, presenti al momento del ricovero, che causano trasmissioni ad altri pazienti e operatori sanitari, che a loro volta hanno infettato altri pazienti. È il risultato dello studio osservazionale condotto in Inghilterra e in Scozia, che ha analizzato i dati pubblici relativi ai conteggi settimanali dei nuovi casi positivi raccolti dal Public Health Scotland e del National Health Service England e pubblicati rispettivamente sulle piattaforme Hospital Onset Covid-19 cases e Covid-19 Hospital Activity. I dati sono relativi a tre serie temporali, tra il 1luglio 2021 e il 16 dicembre 2022. Per stimare i tassi di prevalenza nella comunità è stata utilizzata l'indagine dell'Office for National Statistics del Regno Unito (ONS) che esegue test settimanali su famiglie selezionate a caso, evitando così pregiudizi associati a test relativi all'assistenza sanitaria o condotti in autonomia dal paziente.

Interruzione dei test per Sars-CoV-2 e infezioni a esordio ospedaliero

L'interruzione dei test di ammissione universali nei sistemi sanitari nazionali di Inghilterra e Scozia è stata associata ad un aumento significativo delle infezioni da Sars-CoV-2 a insorgenza ospedaliera rispetto alle infezioni a insorgenza in comunità.

Gli autori dell'articolo “Discontinuation of Universal Admission Testing for Sars-CoV2 and Hospital-Onset Covid-19 Infections in England and Scotland” (“Interruzione dei test di ammissione universali per Sars-CoV2 e infezioni da Covid-19 a esordio ospedaliero in Inghilterra e Scozia”), pubblicato su Jama il 5 giugno 2023, ritengono che gli ospedali dovrebbero prestare attenzione prima di interrompere i test per rilevare l'infezione da Sars-CoV2 al momento del ricovero.

Park, Rhee, Wang et al. hanno dimostrato infatti che le infezioni nosocomiali da Sars-CoV2 Omicron rimangono comuni, con stime grezze di mortalità che vanno dal 3% al 13%.

Nella loro analisi hanno tenuto conto che alcuni casi con insorgenza in comunità potrebbero essere stati erroneamente classificati come casi con insorgenza in ospedale ma ritengono che ciò sia improbabile considerando il periodo di incubazione di 3 giorni della variante Omicron e i dati di sequenziamento che suggeriscono che un limite di 7 giorni sottostima piuttosto che sopravvalutare le infezioni nosocomiali.

Considerando che i tassi di infezione da Sars-CoV2 ad esordio ospedaliero sono strettamente correlati alla prevalenza nella comunità, gli autori hanno calcolato i tassi settimanali di nuovi casi di insorgenza in ospedale per 1000 infezioni della comunità per valutare i relativi aumenti dei casi di insorgenza in ospedale.

Durante il periodo di studio è emerso che in Scozia ci sono stati 46.517 ricoveri correlati a Covid-19, di cui 34.183 casi di esordio in comunità e 12.334 casi con esordio in ospedale. In Inghilterra i ricoveri da Covid-19 sono stati 518.379, di cui 398.264 esorditi in comunità e 120.115 in ospedale.

Il tasso settimanale medio di nuove infezioni ad insorgenza ospedaliera è progressivamente aumentato: in Scozia da 0,78 con Delta, a 0,99 con Omicron sino a 1,64 al termine del test di ammissione prericovero; in Inghilterra da 0,64 a 1,0 sino a 1,39 senza gli opportuni test. Emerge quindi che il cambiamento di livello immediato è stato statisticamente significativo dopo la decisione di non eseguire più il test molecolare di ingresso in ospedale.

Considerando che due terzi delle trasmissioni di Sars-CoV2 provengono da persone con infezioni asintomatiche o presintomatiche – come ampiamente dimostrato dalle conoscenze scientifiche e dai dati epidemiologici nel corso della pandemia – alcuni ospedali testano ancora tutti i pazienti per l'infezione da Sars-CoV2 al momento del ricovero per prevenire la trasmissione da pazienti con infezione non riconosciuta al personale sanitario e ad altri pazienti.

Il rischio di trasmissione tra i pazienti che condividono le stanze di degenza è considerato alto. Inoltre, le mascherine universali possono ridurre ma non eliminare la trasmissione come evidenziato dallo studio “Un cluster Sars-CoV2 in un ospedale per acuti” condotto nel 2021 da Klompas, Baker et al.

Il recente articolo comparso sul Journal of the American Medical Association, autorevole rivista scientifica peer-reviewed, pone pertanto l'accento sul rischio di non eseguire più i test molecolari ai pazienti che necessitano di ricovero.

Pur lasciando discrezionalità alle direzioni sanitarie degli ospedali e alle autorità regionali, in Italia l'ordinanza del 28 aprile 2023 firmata dal Ministro della Salute Schillaci ha alleggerito le misure anti Covid, limitando l'uso della mascherina negli ospedali e nelle strutture sanitarie e ha posto l'indicazione di eseguire i tamponi per chi si ricovera o accede in Pronto soccorso solo ai sintomatici.

Alla luce dello studio selezionato ed essendo ampiamente noto quanto l'infezione sia trasmessa soprattutto da soggetti positivi asintomatici, poiché sono la maggior parte, non sembra una misura prudente. Resta inoltre di dubbia fattibilità organizzare l'esecuzione di un test molecolare solo a chi, necessitando di ricovero urgente o programmato, presenta al momento dell'ingresso in reparto sintomatologia evidente oppure dichiara di avere qualche sintomo, dei molti aspecifici riconducibili a Covid-19.

Un lieve raffreddore, un mal di gola, una cefalea – sintomi più comuni d'esordio dell'infezione - non sono strumentalmente rilevabili. Ci si deve affidare all'onestà e alla responsabilità del paziente, nonché alla sua capacità di conoscere e distinguere i sintomi della patologia. Purtroppo, sono ancora molte le persone nella popolazione che pensano che Covid-19 significhi soltanto gravi polmoniti e mancanza di respiro.

Spesso invece il virus è subdolo, si manifesta confondendosi con una lombalgia, starnuti e qualche linea di febbre. Molti in comunità pensano poi che il virus sia scomparso o, confondendo la fine dell'emergenza con la fine della pandemia, al Covid nemmeno ci pensano. Altri non conoscono la definizione di sintomo.

Ha qualche sintomo? No, no. Non ho la febbre. Ho solo mal di gola, ma ho preso freddo mentre ero sudato. Come se fosse il freddo, anziché un fattore predisponente che determina un calo delle difese immunitarie, la causa di una malattia infettiva. Inoltre, in molti ospedali, a seconda delle disposizioni regionali che hanno osservato l'ordinanza ministeriale, gli ambulatori tamponi sono stati chiusi anche per limitare le risorse e recuperare il personale.

La policy brief dell'Oms sulla sorveglianza Covid-19, pubblicata lo scorso 11 aprile, ribadisce il consiglio ai paesi di mantenere le principali attività di sorveglianza precedentemente specificate nei documenti di orientamento, di individuare nuovi genomi e di segnalare le varianti, di studiare le condizioni post Covid o Long Covid.

Sebbene le strategie nazionali di test si stiano adattando ad un calo dell'impatto di Covid-19, i test Sars-CoV2 dovrebbero continuare ma essere utilizzati strategicamente, pur essendo integrati nella sorveglianza dei patogeni respiratori a lungo termine, si legge nel documento aggiornato qualche settimana prima della dichiarazione della fine dello stato di emergenza.

I paesi - esorta l'Organizzazione Mondiale della Sanità – sono invitati a mantenere la prontezza operativa per le ondate di Covid-19 ed altri patogeni emergenti e riemergenti. È necessario continuare a rilevare tempestivamente i focolai e comprendere appieno i rischi e le vulnerabilità, conclude il documento.

La sorveglianza è possibile soltanto con il testing, unico modo per fare diagnosi. E gli ospedali, che sono stati il fronte di ripetute ondate drammatiche, dovrebbero poter essere ora dei fortini. Luoghi sociali da vivere – sono tornati aperti alle liste di attesa e alle visite dei familiari – e posti di salute da proteggere.

Infermiere

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