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La salute in tre parole

di Marco Alaimo

Uno studio pubblicato nell’edizione on line di Risk Analysis, An International Journal (University of California), ha evidenziato come spesso alcuni tratti di personalità possono influenzare il modo in cui certe notizie riguardanti lo stato di salute vengono ricevute. Questo studio, insieme ad altri riguardanti le modalità comunicative del professionista sanitario, ci deve far riflettere sugli approcci personali che mettiamo in atto nella comunicazione con i pazienti.

Come ti comunico il tuo stato di salute: Lo studio sulla comunicazione

infermiera e paziente

Nello studio si dimostra che ci sono vari livelli di risposta alle notizie circa lo stato di salute e la personalità può influenzare in maniera negativa o positiva mettendo anche in discussione la compliance terapeutica.

I pazienti vengono suddivisi in due classi:

  • gli ottimisti (spesso anche irrealisticamente) circa il proprio stato di salute e i loro personali rischi sanitari, hanno maggiore probabilità di adottare misure preventive quando si confrontano con notizie peggiori di quelle previste;
  • le persone generalmente pessimiste, meno propensi a modificare o cambiare il loro stile di vita o comportamento non salutare dopo aver ricevuto dei feedback migliori del previsto.

Gli autori dello studio hanno quindi sollevato un interessante dilemma che riguarda tutti gli operatori sanitari, che giornalmente devono decidere lo stile comunicativo più idoneo per relazionarsi con i pazienti. C’è quindi un conflitto che si può instaurare tra gli obiettivi che si hanno nella promozione della salute e il processo comportamentale e decisionale  dell’informazione per il paziente.

Questo non riguarda soltanto il comunicare in senso lato lo stato di salute delle persone, ma soprattutto interessa il modo e lo stile comunicativo che spesso è di natura “preventivo” e può aiutare le persone nello scegliere lo stile di comportamento più idoneo al suo stato di salute. L’infermiere e gli operatori sanitari hanno tra le altre questa delicata funzione, perché il tempo della cura è anche tempo dell'ascolto e della comunicazione.

Seguendo i consigli di questo studio coloro che forniscono assistenza dovrebbero trattenersi dal dare a coloro che sono pessimistici irrealistici delle informazioni troppo accurate sugli eventuali rischi che corrono. Questo per evitare di alterare la percezione che alcuni tipi di pazienti possono avere della gravità e delle conseguenze di una non modifica di un certo comportamento.

I ricercatori Sweeny e Dillard affermano inoltre che i risultati indicano un importante compromesso che la gente attua quando deve gestire le proprie aspettative in vista di risultati o risposte. Mantenendo l’ottimismo le persone si aprono alla delusione, invece la preparazione per il peggio potrebbe minare la motivazione futura per migliorare.

Possiamo concludere riaffermando il ruolo cruciale della comunicazione, ma anche la necessità per tutto il personale che si dedica alle cure altrui di mantenere uno stile comunicativo adeguato.

Forse non bastano solamente le poche nozioni acquisite nei corsi degli studi universitari, ma sembra che siano necessari approfondimenti sulle dinamiche relazionali. Il malato è al centro dei nostri interessi, ma se i canali che ci connettono con lui sono difettosi, allora tutto il resto può risentirne in primo luogo la cosa più preziosa che siamo chiamati a difendere: la salute.

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