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FNOPI

Mancano 70mila infermieri, reintegri no vax non incidono

di Redazione

Gli infermieri sospesi per non aver adempiuto all'obbligo vaccinale Covid-19 e in procinto di essere reintegrati al lavoro - sulla scia di quanto stabilito dal decreto 31 ottobre 2022, n. 162 - sono circa 2.600 (lo 0.5% sul totale iscritti all'Albo in Italia). Un numero esiguo che, fa sapere la Federazione nazionale ordini professioni infermieristiche (Fnopi), rischia di non produrre un impatto significativo riguardo le carenze in organico e di non colmare il deficit strutturale di personale nel Ssn. E poi l'appello al Governo: disegnare una nuova prospettiva nel reclutamento del personale mancante.

Fnopi: Governo avvii programmazione per sanare deficit strutturale

Fnopi: il reintegro degli infermieri sospesi non incide sulle carenze di organico

Allo stato attuale, per garantire i Livelli essenziali di assistenza (Lea), mancano almeno 70mila infermieri. Numeri che costituiscono un autentico vulnus per la sanità pubblica e che scaturiscono dall'assenza di programmazione e di una visione strategica.

Il reintegro degli infermieri sospesi a causa del mancato rispetto dell'obbligo vaccinale rischia di non produrre un impatto significativo riguardo le carenze in organico e di non colmare il deficit strutturale di personale nel Ssn.

Lo scrive in un comunicato la Federazione nazionale ordini professioni infermieristiche. Sono infatti circa 2.600 gli infermieri italiani sospesi (lo 0.5% sul totale iscritti all'Albo in Italia) in quanto non vaccinati al 31 ottobre contro il Covid-19, e ora reintegrati per decreto, anche se occorre valutare quanti di loro torneranno effettivamente a lavoro.

Si tratta di una cifra esigua (appena il 3,7%) rispetto alla carenza di 70mila infermieri, il numero di professionisti di cui ha bisogno il nostro Paese. Siamo però fiduciosi che il nuovo Governo - e in particolare il ministro Orazio Schillaci - riconosca come priorità assoluta la necessità di rispondere al crescente fabbisogno di infermieri, disegnando una nuova prospettiva nel reclutamento del personale mancante e in questo senso siamo a disposizione per tracciare assieme le linee su cui lavorare, conclude la nota.

Donini ed Emiliano: decisioni sui no vax vanno discusse con le Regioni

Se mi posso permettere un consiglio non richiesto al neoministro della Salute, Schillaci, è che, se vuole contribuire al fatto che le Regioni non vadano in ordine sparso, magari sarebbe buona abitudine incontrarci prima di assumere una decisione.

A parlare è Raffaele Donini, assessore alla Sanità Emilia-Romagna e coordinatore della commissione Salute della Conferenza delle Regioni, in merito del reintegro dei sanitari non vaccinati contro il Sars-CoV-2, che in Campania, per volere del presidente Vincenzo De Luca non saranno a contatto con i pazienti. La commissione nazionale Salute – sottolinea Donini - è convocabile in poche ore. Poteva essere anche un'occasione per discutere non solo la decisione politica, che spetta al governo, ma anche l'aspetto più pratico.

Sulla stessa scia il vicepresidente della Conferenza delle Regioni e presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, che tuona: è ridicolo pensare di risolvere il problema della carenza di personale in Pronto soccorso con i medici no vax. È una cosa patetica - continua Emiliano - invece potremmo concordare con le Regioni un decreto per usare meglio i medici non specializzati per ovviare alla carenza. Lo potremmo concordare rapidamente in Conferenza Stato-Regioni.

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