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Iron Man, il paziente che non scorderò mai

di Redazione

K spinocellulare del cavo orale con infiltrazione della base cranica e meningea. Ma Iron non era solo questo.

La storia di Iron Man, giovane paziente con un carcinoma del cavo orale

uomo in moto

Fulvio amava le moto

Come ogni turno che si rispetti, timbro, divisa e mi incammino verso la medicheria. Prima della medicheria si passa davanti a tre stanze. Vedo nuove persone davanti alla stanza numero sette. Sei ragazzi intorno a una signora, che invece di piangere conforta i sei giovani con un sorriso che solo una madre può avere.

Quando arriva un nuovo ricovero, alla sua prima consegna cerchiamo di dare al collega del turno successivo tutte le informazioni possibili riguardo lo stato di salute psico-fisica del paziente. Dalla diagnosi infausta alla consapevolezza della stessa da parte del paziente, ma anche della famiglia.

La collega inizia la consegna Fulvio, 29 anni, carcinoma del cavo orale, accesso venoso centrale, no catetere vescicale, deambulazione assistita, non a conoscenza della prognosi ecc …. Non riesci ad ascoltare attentamente la consegna, in quanto il mio pensiero si ferma all’età del paziente.

La collega termina la sua consegna, comincio ad organizzare il mio lavoro, suona un campanello, mi giro verso la tastiera quasi impaurita vedo proprio il numero di stanza che non volevo vedere: Fulvio. Mai come quel giorno ho vissuto la difficoltà di entrare in una stanza di degenza.

Entro e resto attonita alla vista di quei giovani che scherzano con quel ragazzo lunghissimo, steso sul letto. Una signora dai lunghi capelli mi guarda con il suo dolce sorriso da mamma: Scusi se abbiamo suonato ma bisognerebbe rifare la medicazione al viso.

Mi faccia controllare.

Ciao, mi chiamo Fulvio, tu?

Quella bestia maledetta aveva colpito il suo bellissimo volto e questo gli aveva provocato una grande ferita che purtroppo non gli permetteva di parlare molto. Rimango in silenzio alla sua presentazione, ma decido di far uscire tutti.

Non mi hai capito vero? Mi chiamo Fulvio, non ti preoccupare lo so che non mi capisci bene, sembro ubriaco!.

Scusami Fulvio, mi chiamo Federica, hai ragione sembriamo ubriachi entrambi, io ti guardo e nemmeno ti rispondo!.

I nostri occhi sorrisero e sbocciò quel dolce fiore chiamato empatia, che ci permise di scambiarci battute continue su ogni cosa che ci veniva in mente, dalla sua passione per le moto e le donne, fino alla paura di non aver fatto tutto per combattere la bestia maledetta.

Per questa tipologia di paziente ogni giorno è un giorno nuovo.

Altro turno, suona il campanello

Fede che fai arrivi e non mi vieni a salutare?.

Hai ragione scusami, mi faccio perdonare tesoro bellissimo!.

Bello non più Fede!.

La splendida mamma, sempre accanto a lui fa scendere dal suo stanco viso una lacrima di dolore, ma una mamma non può far vedere al proprio figlio la propria fragilità e da super mamma, che è, esce dalla stanza. Io rimango con Fulvio e mi siedo sul letto.

Sai Fede, ero veramente bello, amavo ballare, divertirmi con gli amici, sentire il vento in faccia quando andavo in moto. Invece ora guarda come sto.

Hai ragione Fu, ma guarda il positivo, ci siamo conosciuti, anche se io sono più figa di te!.

Ah bella guarda che io in divisa ero un figo da paura!.

Avete presente un lenzuolo bianco? In un attimo il mio viso è diventato di quel colore.

Divisa? Perché che lavoro fai?.

Sono un operatore socio sanitario.

In quel momento una miriade di domande girano nella mia testa e una su tutte: sarà vero che non conosce la prognosi?

Altro turno, 31 luglio 2015 

Compleanno mio e della sua mamma stupenda, le condizioni di Fulvio cominciarono a peggiorare, si prospettava una notte lunga. Fulvio ha paura, angoscia, agitazione, rabbia.

Dopo qualche ora di agitazione e dolore e terapia al bisogno, il campanello smette di suonare, ma entro lo stesso per vedere il suo stato. È sveglio a guardare il suo iPhone bianco e la dolce mamma fuori in giardino a respirare un po’ d’aria fresca.

Sai Fe, tra qualche mese nascerà il mio secondo nipotino, ma non lo vedrò.

Era la risposta alla mia domanda.

Tu fumi Fe?.

Sì, tu vuoi fumare?.

Posso?.

Tu puoi tutto Fu, stai a casa tua.

Riesce a far solo due tiri, ma gli sorridono gli occhi. I suoi dolcissimi occhi.

Fe non penso vedrò il mio secondo nipotino e non ci sarò nemmeno per il matrimonio di mio fratello.

In quel momento devo prendere una decisione, continuare a far finta di niente e sorvolare il discorso con battute sciocche o affrontare insieme quello che sta per accadere?

Fu, hai portato la mia stessa divisa, e sai bene come stai, forse non riuscirai a vederli e toccarli, ma loro vivono dentro di te e tu vivrai per sempre dentro il loro cuore, e poi ti ricordi i super poteri, tu sei il mio Iron Man, tu puoi tutto, anche farmi gli auguri dato che è il mio compleanno!.

Fe tu sei proprio scema, ma sei tu, sei così, sorridi.

La mamma stupenda rientra in stanza. Ci sorprende a sorridere entrambi. Ma non ci chiede nulla, perché ad una mamma non serve chiedere nulla. Del proprio figlio sa tutto.

Non siamo riusciti a dirci altro quella notte, se non tenerci la mano stretta. Spesso il silenzio può dire più di mille parole. Nella quotidianità si ascoltano così tante parole e discussioni inutili, senza capire che nel silenzio vivono parole che solo il silenzio può donare.

Altro turno, uno degli ultimi prima di andare in ferie

Il suo nipotino riccioloso fa capolino in medicheria.

Ehi ricciolo che fai qui?.

Romina, la sorella di Fulvio viene subito in medicheria.

Aspetta la minestra, a casa non la mangia, qui la ruba alla nonna, ti sembra possibile?.

Ha ragione ricciolo, vuoi confrontare la minestra magica con la tua?.

Fulvio mi guarda con i suoi occhi stanchi.

Fu hai dolore?.

Mi fulmina. Non poteva far vedere al suo riccioloso che lo zio aveva dolore. Quando c’è il suo piccolo nipotino, Iron diventa una forza della natura, le sue forze raddoppiano e se deve scegliere a chi donare un sorriso o una carezza quel bimbo viene prima di tutti.

13 agosto 2015, ultimo giorno di lavoro prima delle ferie

Fu, domani vado in ferie, tu fai il bravo senza di me.

Fe, riposati tu, noi….

Il silenzio. Le nostre mani da super eroi si stringono così forti da dirsi:

Ciao, ci ricorderemo sempre l’uno dell’altro perché io vivrò nel tuo cuore. Tu nel mio.

Pochi giorni dopo, Iron Man prende la sua bellissima moto, con i suoi occhiali da sole, cuffie alle orecchie e sfreccia verso un sole splendido come lui.

Federica, infermiera

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