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Management

Direzione assistenziale, Sidmi: fondamentale per governance

di Redazione

Nominare un Direttore Assistenziale, scegliendolo tra le professioni sanitarie, permette di realizzare quegli obiettivi di riorganizzazione di cui il sistema sociosanitario ha bisogno. La sua figura, sulla quale le altre direzioni strategiche possono contare, va ad implementare una squadra di direzione composta da professionisti competenti e formati. Così il Consiglio Direttivo della Sidmi, la Società Italiana per la Direzione ed il Manegement delle professioni Infermieristiche, in merito alle recenti nomine dei nuovi Direttori Assistenziali decise dall'Emilia Romagna.

Considerazioni Sidmi sull'importanza delle nomine dei Direttori Assistenziali

infermiere dirigente

La figura del Direttore Assistenziale permette una crescita del sistema sanitario e permette di realizzare gli obiettivi di riorganizzazione necessari al sistema sociosanitario.

Rivolgendo un plauso alla Regione che ha saputo cogliere le opportunità di crescita dell'intero sistema sanitario grazie a questo nuovo ruolo dirigenziale, la Sidmi auspica che un autorevole intervento di indirizzo ministeriale renda presto possibile sviluppare e valorizzare ulteriormente la Dirigenza delle Professioni Sanitarie su tutto il territorio nazionale così che si diffonda in maniera uniforme.

Sottolineando la necessità di armonizzare a livello regionale le Direzioni Assistenziali aziendali con le loro articolazioni dipartimentali, semplici e complesse, la Società ritiene che sia necessaria anche l'istituzione di Direzioni Assistenziali regionali che, capaci di coordinare e standardizzare processi e modelli organizzativi, siano legate tra loro in rete grazie ad un osservatorio nazionale istituito presso il Ministero della salute.

Considerando che circa l'80% del personale del sistema sanitario italiano (composto da 617.246 unità) è costituito dalle professioni sanitarie (72,5%) di cui il 59,2% rappresentato da personale infermieristico, femminile al 69,1%, la Sidmi ritiene che l'inserimento del Direttore Assistenziale, scelto tra uno dei suoi rappresentanti nei vari ruoli e profili, possa diventare un'opportunità per realizzare una innovativa visione strategica della sanità.

Questa nuova figura, inserita a pieno titolo nella dirigenza, può risultare fondamentale per promuovere cambiamenti culturali, rafforzare la governance dei processi organizzativi, favorire la valorizzazione e la motivazione di tutte le professionalità sanitarie coinvolte nonché essere decisiva nel migliorare le risposte ai complessi bisogni di salute delle persone. Può contribuire ad elevare lo standard della qualità delle cure e dei percorsi di presa in carico e di continuità assistenziale che, in ogni contesto territoriale ed ospedaliero, richiedono sempre più integrazione interprofessionale.

Secondo la Sidmi, sarebbe importante procedere diffusamente a nominare tale figura dirigenziale perché le si riconosce una storica cultura professionale, in particolare infermieristica, che si esprime con conoscenze, competenze ed abilità acquisite con la formazione e l'esperienza sia in ambito tecnico che organizzativo. Un Direttore Assistenziale possiede infatti un patrimonio prezioso, anche di management, che nasce da un bagaglio formativo notevole, strutturato in laurea specialistica o magistrale, master di primo e secondo livello, stage e corsi di alta formazione.

Il contesto sociodemografico descritto dalle previsioni Istat, la grave crisi del personale sanitario e la riorganizzazione del sistema sociosanitario in seguito alle numerose criticità emerse con la pandemia sono le maggiori sfide da gestire per un Direttore Assistenziale.

Si stima che gli indici elevati di vecchiaia, associati a bassi tassi di natalità, l'impennata del numero di persone non autosufficienti esposte al rischio di solitudine e di emarginazione socio-economica, l'incremento delle patologie croniche che richiedono long term care, cure a lungo termine, contribuiranno ad aggravare notevolmente il carico dei servizi socio-assistenziali che sarà necessario garantire ad una popolazione italiana sempre più vecchia, costituita già oggi per quasi un quarto (24,1%) da persone con oltre 65 anni di età.

Secondo lo scenario previsto nel 2050, l'8% degli italiani avrà più di 85 anni. Sidmi sottolinea che sarà pertanto necessario ridisegnare le politiche sanitarie, rendendole adeguate e mirate, che tengano altresì conto di importanti problematiche come le varie forme di disabilità nonché il disagio sociale e mentale.

Non può essere trascurato il fatto che i disturbi mentali, compresi i disturbi di alimentazione e di dipendenza, siano cresciuti del 30%, soprattutto nei fragili e nei giovani, che le malattie psichiatriche tendono ad insorgere prima dei 25 anni e che i primi sintomi compaiono entro i 14 anni. Sono condizioni che richiedono cure ed assistenza adeguati ma si prevede che il sistema sanitario italiano non sarà purtroppo in grado di fornire a causa della carenza di professionisti sanitari, soprattutto infermieri, sul mercato del lavoro.

Crisi dell'identità professionale, scarso equilibrio tra la vita lavorativa e quella privata, il divario tra l'aumento della domanda di servizi sanitari e la ridotta disponibilità di professionisti sono alcuni dei fattori che hanno contribuito all'attuale crisi delle professioni sanitarie sulla quale incide certamente anche lo squilibrio tra le nuove assunzioni e i pensionamenti, nonché i trasferimenti e le migrazioni all'estero, soprattutto verso la Svizzera, gli Emirati Arabi ed altri paesi europei come la Norvegia e la Gran Bretagna. La recente pandemia di Covid-19 ha inoltre determinato conseguenze devastanti come stanchezza, logoramento e burnout.

Mandato del Direttore Assistenziale sarà dare pertanto nuovo impulso all'organizzazione sociosanitaria. Tenendo conto dei profondi cambiamenti sociodemografici e delle risorse umane disponibili, dovrà ripensare a nuovi modelli organizzativi ed assistenziali, che siano più compatibili e sostenibili in un mondo sanitario e in un contesto sociale radicalmente cambiato.

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