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Dare voce al dolore, come fare?

di Redazione

Dolore

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"Dar 'voce' al dolore: la valutazione del dolore nel paziente intubato, sedato e sottoposto a ventilazione meccanica in rianimazione". E' il titolo-tema di una coraggiosa tesi di laurea realizzata da una neo-infermiera dell'Università degli Studi di Bologna - Polo di Rimini.

Si tratta di Michela Vampo, 22 anni, originaria di Grottaglie (TA), che ha realizzato un elaborato in Infermieristica del Dolore, che vede come relatore il docente e tutor Egidio Nicolò e come co-relatore la tutor Amelia M.A. Zaccaro. La Vampo si è laureata con voto finale di 100 su 110 lo scorso 28 novembre presso l'aula "Smeraldo" dell'Azienda Unità Sanitaria Locale riminese.

Vediamo cosa ha trattato nello specifico e cosa si intende per dare 'voce' al dolore.

di Michela Vampo

Nel corso dei secoli il dolore ha assunto varie valenze, visto inizialmente come una componente fondamentale nella vita dell’uomo o come presenza provocata dall’assenza del piacere. Andando avanti nel tempo troviamo filosofi come Aristotele nel IV secolo a.C. che, sulle orme di Platone e Ippocrate, guarda razionalmente al dolore per capire al meglio i meccanismi che portano ad esso, per trovare cure e soluzioni.

Con Galeno il dolore avendo basi e conoscenze anatomiche, risulta invece avere il suo epicentro all’interno del cervello, ne consegue quindi, l’intenzione di quest’ultimo di volerlo eliminare attraverso la chirurgia e i farmaci.

Il Rinascimento vede un atteggiamento moderno nell’osservazione del dolore, oramai assodato essere una sensazione trasmessa dal sistema nervoso, ma nonostante questo si riscontra da parte dei medici la “paura” di dover eliminare quello che fino ad allora era ritenuto uno dei più importanti segni diagnostici.

Attualmente il dolore invece assume la valenza di “malattia nella malattia” quindi viene dato il riconoscimento ad ogni persona del diritto di evitare sofferenze inutili. Nel 2001, infatti, nasce il progetto “ospedale senza dolore” che si propone come obiettivo di trattare il dolore nelle sue diverse forme, di inserire la registrazione del dolore accanto a quelli che sono i parametri vitali nella documentazione clinica del paziente, e soprattutto rendere sistematica la “valutazione” del dolore con delle apposite scale (come sancito inoltre dalla legge n°38 del 15 marzo del 2010).

Quello che ho constatato durante il mio tirocinio clinico è stata la difficoltà nell’oggettivare il sintomo doloroso da parte del personale sanitario, poiché il dolore si può descrivere e manifestare in maniera del tutto soggettiva. Ma ciò che rimane sempre più attendibile è la valutazione del dolore riferita dal paziente.

Infatti in letteratura sono presenti per lo più scale di valutazione per persone che sono in grado di comunicare verbalmente oppure per coloro che sono in grado di utilizzare metodi di comunicazione alternativi.

Allora, la domanda che ha motivato la base di questo elaborato di tesi è stata: come valutare il dolore di quei pazienti che non possono esprimerlo e che non hanno la possibilità di riferire una legittima richiesta di farmaci antalgici per lenirlo.

La mia ricerca alle risposte di cui sopra si è concentrata soprattutto su quei pazienti che sono ricoverati presso le unità di terapia intensiva che in seguito a traumi e/o operazioni chirurgiche, non possono comunicare il proprio dolore dal momento che possono trovarsi sedati o incoscienti, o sottoposti a ventilazione meccanica.

Statisticamente le persone che si dovessero trovare nelle condizioni cliniche sopra descritte risultano ad alto rischio di provare dolore e di non ricevere un’adeguata analgesia.

Da questa semplice osservazione è nato questo lavoro di tesi che si proponeva inizialmente di studiare la letteratura circa l’utilizzo di strumenti efficaci alla valutazione del dolore nei pazienti intubati ed incoscienti.

Successivamente c’è stata un’evoluzione metodologica che mi ha portato ad indagare sulla presenza di questi strumenti di valutazione del dolore specifici nell’Ausl di Rimini, in particolar modo nelle UU.OO di Anestesia e Rianimazione dei Presidi Ospedalieri di Rimini e Riccione.

L’intero lavoro di questa ricerca è stato pertanto progettato allo scopo di individuare uno strumento di valutazione del dolore valido, efficace ed applicabile alla realtà locale e di illustrarne l’utilizzo clinico all’interno delle UU.OO. di Rianimazione attraverso l'adozione della “scheda del parametro dolore in terapia intensiva”.

Un aspetto rilevante che ha costituito il presupposto per questo lavoro è stata l’integrazione tra la componente medica e quella infermieristica.

La disponibilità e la collaborazione interprofessionale hanno permesso di affiancare ad obiettivi più specificatamente infermieristici, obiettivi di pertinenza medica, come quello di mettere a punto un protocollo di terapia antalgica, sperimentato sui pazienti soggetto di studio.

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