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Assistenza Infermieristica

Dolore psicogeno

di Francesca Gianfrancesco

Dolore

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Risulta ancora difficile definire con chiarezza, diagnosticare e trattare il dolore psicogeno che resta una sfida aperta per la medicina contemporanea. Nel tempo il dolore psicogeno ha incontrato e cambiato diverse definizioni e criteri diagnostici, poiché dimostrare che un dolore non abbia alcuna componente sensoriale ma che sia determinato dalla dimensione affettiva, cognitiva, dalla struttura psichica e da fattori socio-culturali, è un compito spesso arduo.

Dolore: sofferenza e disagio

Nel dolore psicogeno gli stati psichici e quelli somatici sono indissolubilmente coniugati

“Esperienza sensoriale ed emozionale spiacevole associata a danno tissutale, in atto o potenziale, o descritta in termini di danno”. È questa la definizione ufficiale di dolore condivisa dalla IASP (International Association for the Study of Pain) e dall’Oms. Il dolore è quindi visto come l’insieme di due componenti, una percettiva e una esperienziale.

La parte percettiva è quella legata alla nocicezione quindi alla ricezione e al trasporto al sistema nervoso centrale di stimoli lesivi o potenzialmente tali. La parte esperienziale è invece quella personale legata all’esperienza del dolore e allo stato psichico connesso alla percezione di una sensazione spiacevole e di sofferenza.

L’esperienza del dolore è determinata da una serie di fattori: affettivi, cognitivi, socio-culturali, legati alla struttura psichica, riguardanti esperienze passate. Si intuisce dunque che una distinzione netta tra dolore organico e dolore psichico non è possibile in quanto gli stati psichici e quelli somatici sono indissolubilmente coniugati.

Anche il dolore di origine organica, infatti, quello in cui il danno tissutale sia accertato, è percepito in modo diverso da diversi individui (anche se il danno è lo stesso, ad esempio un taglio chirurgico post intervento) o dallo stesso individuo in condizioni diverse (poiché vissuto in un particolare periodo della vita).

Il termine dolore quindi può indicare anche quelle condizioni di sofferenza psichica che non sono direttamente conseguenza di un’attivazione di vie nocicettive, ma risulta essere solo un particolare modo di esprimere la propria condizione di disagio e sofferenza.

Gli studi degli ultimi 50 anni hanno introdotto il concetto di “esperienza multidimensionale” da attribuire al dolore, in quanto fattori culturali, sociali, etnici e religiosi possono intersecarsi con il substrato psicologico e la percezione sensoriale di un individuo, per dare vita ad un’esperienza unica e complessa.

La diagnosi di dolore psicogeno

La diagnosi di dolore psicogeno spesso non è accettata dai pazienti così come è mal usata dai medici per classificare quei pazienti complessi con anamnesi e sintomi articolati, che però non rientrano nelle tradizionali e più utilizzate diagnosi. Resta ancora una sfida aperta sia dal punto di vista fisiopatologico che terapeutico.

Le limitazioni presenti non riguardano solo deficit di tipo motorio, ma molti pazienti perdono interesse nelle attività sociali, nel lavoro, nelle relazioni con l’intera rete familiare e/o sociale. Il dolore diventa il pensiero dominante della loro vita diventando così un problema di notevole impatto sociale ed economico.

Da cosa è provocato il dolore psicogeno

Il dolore psicogeno (o disturbo algico) può essere acuto, se dura meno di 6 mesi o cronico se si protrae per oltre 6 mesi. Ma da cosa è provocato? Studi documentati con tecniche di neuroimaging hanno dimostrato che esistono dei centri neurali chiamati pain network o neuromatrix, che evocano l’esperienza spiacevole che noi attribuiamo al dolore anche in assenza di uno stimolo dannoso.

Quindi una suggestione diretta ad evocare dolore attiva questi centri che rispondono con la generazione del sintomo. Questo fenomeno prende il nome di nocebo. A sostegno di questa tesi, la ricerca e l’osservazione clinica ci insegnano come ad esempio in alcuni casi cefalee, dolori addominali o altri disturbi possono essere placati con l’assunzione di un placebo.

Le caratteristiche del paziente con dolore psicogeno

Vengono descritti in letteratura una serie di elementi che frequentemente si presentano in pazienti con dolore a componente psicogena:

In anamnesi

  • Il paziente riferisce di un conoscente o di un parente con sintomi simili ai suoi
  • Il paziente racconta di tentativi terapeutici infruttuosi o danni derivanti da terapie improprie
  • Storie di abusi infantili o anche in età adulta
  • Paziente poliallergico o intollerante ai farmaci
  • Precedenti condizioni cliniche instabili di dubbia natura

Comportamenti nel dolore psicogeno

  • Il paziente è convinto di avere una patologia organica
  • Rifiuto della possibile componente psicologica o psichiatrica nella clinica
  • Scarsa motivazione alla vita sociale, al lavoro e ai rapporti interpersonali
  • Riscontro del fenomeno del doctors shopping, cioè una ossessiva ricerca dello specialista migliore che possa finalmente capire e risolvere il suo problema con raccolta spropositata di documentazione che possa dimostrare in qualche modo l’incapacità del precedente
  • Omissione degli eventuali documenti che possano attestare un coinvolgimento psichico
  • Intensa emotività e coinvolgimento nella descrizione dei sintomi e della disabilità correlata atteggiamento difensivo, di rabbia e critico
  • Incongruenza tra stima del dolore e oggettività clinica

Caratteristiche cliniche del dolore psicogeno

  • Accertamenti diagnostici negativi o sproporzione tra la patologia presente e il quadro clinico
  • Il paziente riferisce dolore comparso improvvisamente e che aumenta col tempo
  • Il paziente presenta disturbi sensitivi e motori non corrispondenti alla porzione anatomica e disabilità sproporzionata all’esame obiettivo
  • Il dolore è costante, non si modifica col tempo né con la postura o il movimento e la terapia analgesica sembra avere solo effetto transitorio

Disturbi associati

  • Difficoltà nella socializzazione
  • Disturbi della sfera sessuale
  • Turbe psichiche
  • Tendenza all’abuso o dipendenza da analgesici

Come si tratta il dolore psicogeno

Il dolore psicogeno non è un’invenzione, non è follia. Questo deve essere il punto di partenza per riconoscere una reale situazione di sofferenza. Il paziente deve prima di ogni cosa sentirsi compreso in modo che accetti e legittimi la patologia come tale per poi poter intraprendere un percorso di cura.

Negli ultimi anni, gli studi sul dolore cronico hanno dimostrato come una presa in carico multidimensionale risulti essere estremamente efficace come strategia nel trattamento del paziente.

Da una parte, dunque, un trattamento psico-riabilitativo, dall’altra quello farmacologico. Gli interventi psicologici come quello cognitivo-comportamentale, quello eseguito con tecniche di rilassamento o con l’ipnosi o semplicemente un intervento di supporto, hanno una notevole efficacia sulla nocicezione.

Le terapie fisiche (agopuntura, magnetoterapia, elettroanalgesia, ecc.) e le terapie farmacologiche realizzate con analgesici, neuromodulatori o psicofarmaci, riescono ad avere un’importante efficacia anche su aspetti psico-sociali del dolore.

La gestione del dolore psicogeno può essere sovrapponibile a quella utilizzata per il dolore cronico. In questo tipo di approccio multidimensionale per i pazienti con dolore psicogeno bisogna però valutare accuratamente l’utilizzo di farmaci ed evitare dunque quelli ad alto potenziale d’abuso come gli oppiacei e le benzodiazepine, che possono provocare dipendenza.

L’impiego contemporaneo di entrambi i trattamenti risulta essere fondamentale per una gestione multidimensionale efficace.

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